Questa settimana la mia rubrica è estemporaneamente basata su un consiglio. Riguarda qualcosa che in verità io da tempo privatamente ho sperimentato ed applico ma che mi trovo oggi sollecitato, come dire, a pubblicizzare, da qualcosa che ho appena finito di leggere su un giornale. E che riguarda una di quelle sane diffidenze che verso il computer - pure in altri casi nostro indispensabile ed anche fedele esecutore - è assolutamente il caso di nutrire. E' infatti più affidabilmente efficace l'addomesticamento di un cane che quello di rendere in tutto utilmente servizievole un programma computerizzato. L'intelligenza cànide, pur se inferiore a quella umana, è comunque anche basata su trasversalità di collegamenti neuronici, nel cervello, che consente di completare con altre esperienze interpretative gli input di volta in volta ricevuti attraverso comandi anche specifici del padrone. Mentre l'obbedienza del computer resta - e sia detto ovviamente senza alcunché di spregiativo - del tipo "stupido" e quindi per lo più esatta ma talvolta, e per l'assenza appunto di questa trasversalità istintiva, anche gravemente fallace. Il computer non ha istinto, ha solo memoria. E la memoria è capace di "copiare" impeccabilmente nozioni già possedute ma è priva di quelle "procedure associative" più o meno automatiche che invece sono innate in un vero cervello seppur canino.
Entro nel merito. Sono in questi giorni a Trieste e seguo dunque il quotidiano locale, un'autorevole testata più che centenaria che si chiama «Il Piccolo». E cade subito sotto i miei occhi, come sotto quelli d'ogni altro lettore, un box incorniciato e composto in grassetto che reca un titolo pesante sia per i caratteri che per il contenuto: «SCUSE AI LETTORI», e mette senza dubbio conto che io qui lo trascriva per intero. Eccolo.
«L'articolo pubblicato nell'edizione di ieri del Piccolo a pagina 3 intitolato "Visite e incantesimi dei reali a Trieste" conteneva purtroppo molti e gravissimi errori. Un tempo, quando i giornali si facevano a mano, la responsabilità di eventuali errori si attribuiva al proto, anche quando non aveva colpe. Oggi, invece, i giornali si fanno con i computer e la colpa, a volte, è dell'elettronica. A stravolgere la seconda parte dell'articolo sulle visite dei Savoia a Trieste è stato quel "correttore ortografico automatico" del computer che invece di essere d'aiuto spesso finisce per fare dei guai. E' capitato ieri. Tutti, direzione, redazione, autore dell'articolo e poligrafici ce ne scusiamo con i lettori. Il computer non può farlo». Bèh, devo dire, inconsueto ma più che onesto.
Avevo ancora in casa il giornale di ieri, e dunque l'ho recuperato con l'acuta curiosità di controllare cosa fosse mai accaduto. Quel servizio, che io il giorno prima non avevo letto, accompagnava in basso pagina quello principale che riferiva il definitivo sì del nostro Parlamento al permesso di ripor piede sul territorio nazionale agli eredi di casa Savoia; ed era dedicato a ripercorrere le visite per vari motivi nel tempo compiute da re, regine, principi e principesse di quella casata in questa città. E va detto anche che ciò non era motivato futilmente: la sarta ufficiale di casa reale è stata infatti per molti decenni e due regine una triestina che oggi ha la bellezza di 104 anni, portati mantenendo una buona memoria di cui è stata prodiga con l'intervistatore (ed è un peccato sia stata vittima di una tal consecuzione di infortuni di stampa che le impedirà purtroppo di conservare amorosamente questo ritaglio originale come le sarebbe probabilmente piaciuto). E' il caso che io riferisca qui dunque almeno una parte di quegli imbarazzanti e talvolta esilaranti refusi di cui, per sue inconsapevolezze lessicali o qui pro quo da sbornia elettronica, l'allegro computer ha disseminato quel povero articolo.
Tempesta sui nomi propri, soprattutto. Maria José diventa Maria Cose e sua figlia Titti (Beatrice) diventa Zitti. Umberto si salva ma il duca Amedeo si trasforma in Ammodo, Aosta diventa costantemente Asta e il suo ultimo baluardo africano, l'Amba Alagi, è dal computer, e a suo modo giustamente, corretta in Imballaggi. La sua residenza è indicata nel castello non di Miramare ma di Marinare nè miglior sorte hanno i primi abitanti di questo, che da Massimiliano e Carlotta trovano più persuasivo nome (per il computer) in Massimali e Crollata, anche se l'attrezzo elettronico, come ovvio, non poteva sapere che ella era effettivamente passata dalla nevrosi alla pazzìa. Più inspiegabile che Emanuele Filiberto diventi nientemeno che Emanuele Filtriate. E se si capisce che i chips trovino più verosimile chiamare Plotoni il generale Puntoni, su Capo Matapan invece si intravvede essi, col chiamarlo Capo Amputano, stiano scommettendo. Poi ci sono le volte in cui, non persuaso p.es. del verbo "titolare", il computer lo cambia in "tutelare", oppure, incredulo sulle "gitarelle", il vocabolo viene sostituito da un "gettarle" che pure col contesto se la fa a cazzotti. E se "Peggioreale" in luogo di "Poggioreale" o "seta" in luogo di "set" ci fanno magari capire anche il loro erroneo perché, non è così per un «incollassimo» e un «sacramentiamo» di cui solo l'autore del servizio conosce le parole al posto delle quali stanno: l'alienità totale di quelle che rispettivamente circondano tali enigmatiche supplenze mantiene infatti il più geloso segreto.
Faccio dunque bene io a costantemente guardarmi dal cliccare l'attivazione del correttore ortografico nel mio computer: tenerlo disinnescato non solo mi protegge dalla sua tendenza a stracapirmi, ma costringe giustamente me a porre maggiore attenzione a quanto vado depositando con le dita in video. E del resto c'è, andiamo, anche il criterio intermedio che i più aggiornati softwares di scrittura consentono: l'automatico sottolinearti con una serpentina rossa i vocaboli di cui il computer non resta convinto; certo, avverrà che lo faccia anche per ogni neologismo o termine composto o semplicemente ogni parola, straniere comprese, non abbia in memoria lui; ma almeno si limita allo zelo di "avvertirti" e poi fai tu. Può però, anche in questo caso, farti sfuggire i più banali errori di battuta qualora essi cambino il tuo lemma in uno che comunque abbia un diverso siginificato suo proprio e dunque in sè giusto ma assolutamente sconnesso tuttavia dal tuo contesto: se "male" per tua digitazione frettolosa ti diventa "mele", e le mele davvero esistono, lui non te lo sottolinea e rischia quindi di non fartene accorgere; sicché poi non lo correggi neanche manualmente tu.
E adesso che ho ammonito chi legge alla buona norma di non fidarsi mai ciecamente del proprio computer, vorrei concludere con un appello al bravo Alberto Statera che de «Il Piccolo» è il direttore. Perché non fa una cosa santa che neanche è poi costosa e costituirebbe amabile risarcimento quasi dovuto a quella gentile ed anzianissima signora centoquattrenne? Faccia pignolamente correggere quel servizio e ristampare solo elettronicamente, e senza neanche impegno dunque di rotativa, quella sola pagina 3 di quel giorno e la faccia avere con affabilmente contrita e cavalleresca sua accompagnatoria alla signora Erminia Caviglia presso la casa di riposo gestita dalle suore nel cui giardino, seduta in carrozzella, non cuce più mises sontuose per le loro maestà Margherita ed Elena ma sferruzza ancora con amorosa alacrità magliette per i propri pronipoti.