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Categoria: Secolo postmoderno

La messaggistica telematica di lingua inglese comincia a elidere tutte le vocali la cui soppressione mantenga tuttavia riconoscibile il significato del vocabolo. Il fenomeno ha avuto, naturalmente, inizio in America ma non è difficile prevedere, in un certo arco di tempo, il suo dilagare anche in altri idiomi. La possiamo chiamare, e la chiameremo, legge del display.
Il display è rigido che più rigido non si può; è feroce, anzi talvolta castrante. Lo schermo del computer, a seconda del carattere e del corpo, permette anche una videata di 50 righe o qualcosa di più; non così la schermatina di un palmare, la striscietta di un cellulare fatta per i SMS. Il mio precedente Mac mi consentiva via modem un fax veloce di 250 battute (potevo sì pure trasmettere per intero un file anche lungo ma allora dovevo adottare una più complessa procedura di trasferimento).
Questo spiega perchè il linguaggio telematico giovanile è diventato (ri-diventato) iconico: xk6 :-(?xxx = perchè sei triste? tanti baci (solo il punto interrogativo mantiene il suo valore semantico precedente ma un messaggio di 29 battute è diventato di sole 11; vi pare niente?); e perchè io stesso quando prendo appunti scrivo xk invece di perchè. La stenografia era rimasta una scrittura elitaria, questa è già di massa.
Del resto già da quando Samuel Morse aveva inventato il nuovo linguaggio punto/linea/punto i messaggi via telegrafo avevano subito drasticamente eliso articoli, congiunzioni, preposizioni, tutto essenzializzando e inducendo anche ad incrementare quelle abbreviazioni puntate già note agli amanuensi.
Adesso si elidono vocali, dicevamo. Nella mia città i parlanti sloveno sono secoli che dicono Trst invece di Trieste, non per abbreviare ma perchè la loro fonìa è più scarsamente vocalica della nostra. Ma quando su un display compare scritto <<nknwn>> invece di <<unknown>> tutti capiscono lo stesso che significa sconosciuto con un risparmio di due battute (meno spazio occupato, più velocità di digitazione).
Scandalizzarsi per un processo di destrutturazione della lingua? Certamente no. E' un processo a suo tempo già cominciato con gli acronimi: chi si sogna più di dire <<Fabbrica Italiana Automobili di Torino>> invece di FIAT, anzi Fiat che ingombra ancora meno? Los Angeles e New York sono generalmente LA e NY da tempo, anche se da noi Padova e Reggio Calabria sono (per ora) PD e RC solo in occasioni postali e auto mobilistiche. Il problema è casomai un altro, per la lingua italiana.
Non solo la scrittura anglosassone ma anche quella germanica e, fra le latine, quella francese e spagnola, hanno il plurale in consonante; noi invece lo abbiamo in vocale (-i, -e). Nel busto stringivita del nostro display potremmo dunque tranquillamente inserire <<mtccltt>> per dire motocicletta e ci capiremo automaticamente lo stesso avendo sparagnato, evviva, 5 battute. Però, data la nostra detta caratteristica, ci resterà il problema del plurale (ove sia generico e non preceduto p.es. da un 2, o 4).
Come lo risolveremo? Possiamo ipotizzare possibilità: se <<cvlr>> sta per cavaliere, cavalieri potrà essere distinto da un asterisco in apice; oppure da una sottolineatura della consonante finale; oppure dall' iniziale maiuscola. Analoghe soluzioni occorreranno pure per distinguere il genere maschile dal femminile, e le lingue slave - che in vocale hanno la declinazione dei sostantivi - si troveranno anche con questo problema aggiunto.
Comunque, è del tutto inutile ci riflettano semiologhi e linguisti: la soluzione che verrà ce la appronteranno i SMS dei nostri ragazzi e non resterà che recepirla. Come felicemente diceva infatti non ricordo bene, e me ne scuso, chi, <<la linguistique n'est pas la mathématique>>. Per fortuna.