Bisogna tornare molto indietro per trovare della pubblicità di tipo acustico diretto (oggi c'è quella radiofonica ma non è mirata ai singoli o a gruppi ristretti, essa è come si dice, "circolare", cioè rivolta indifferenziatamente ad universis). Indietro di quanto? Màh, diciamo a quando i banditori andavano di piazza in piazza con rullo di tamburi o squilli di tromba per annunciare una festa od un torneo; erano peraltro usati anche per leggere un editto o proibire qualcosa, offrendo premi o minacciando pene. E rientravano comunque in questi messaggi propagandistico/enunciativi destinati alle orecchie anche le grida di battaglia tese a far capire con chi avevi da fare, dal «Viva San Giorgio» della fanteria inglese avanzante in corsa all'«Avanti Savoia» della cavalleria piemontese quando caricava al giapponese «Banzài» quando si schieravano in campo. Nonché all'urlo spezzato dal percuotere le mani sulla bocca dei pellerossa, alla stridulamente cadenzata emissione di gola nordafricana, ai fonemi profondi accompagnati da gestualità dei maori. Dichiarativamente contigui si possono considerare il marinaro «Hip hip urràh», il fascista «Eja eja eja alalà» e molte delle "ole" che risuonano negli stadi. Si tratta di altrettante headlines sonore, insomma. Nate come erano nati per essere invece visti i loghi, i marchi e le griffes che decoravano araldicamente un tempo gli stemmi delle casate, o erano tatuaggio, e fanno invece oggi da stilizzata insegna a prodotti da lanciare sul mercato. Ed è tradizionale pubblicità acustica tuttora vigente soprattutto nel nostro Sud il modulato "bannìo" stradale che fanno per ortofrutticoli o pesce gli ambulanti col carretto e i bancarellari nei mercati all'aperto. Anche qualche spot televisivo talvolta ci assorda, ma lì quel che conta è l'immagine e dunque è altra cosa.



Ho preso il giro largo ma fatto è che l'altro giorno percorrendo un marciapiede sono stato proditoriamente colpito, in prossimità di una fermata d'autobus (luogo strategico per intrattenere), da una dolce suadenza vocale che però riusciva lo stesso a ferirmi l'udito: una voce registrata parlava ai passanti prima di una polizza assicurativa che era la panacea del tuo futuro e poi di non so quale prodotto cosmetico magico per il tuo corpo. E in effetti lì stavano in sequenza prima le vetrine di un istituto di credito e poi di una beauty-farmacia (oggi le farmacie che vendono solo medicinali sono rimaste poche). Idem l'indomani quando sono ripassato da lì, ma questo irritante fenomeno, penso dunque ancora in fase d'esperimento, non l'ho ritrovato in altre vie cittadine. Ecco, dunque, ci mancava anche questa: inseguiti a cavallo da eleganti giubbe rosse e torme di càgnoli come le povere volpi oggetto di caccia da far arrendere esauste. Vogliamo chiamarlo imperialismo pubblicitario?

Ci saranno pure organi comunali preposti a concedere licenze per un'attività come quest'ultima neonata del settore, ritengo. Così come spero alla fine non le concedano, sapendo rinunciare a un ulteriore gettito d'imposta che magari a qualche assessore può far gola. Non sarebbe infatti questa (microfoni orientati all'esterno di pubblici esercizi) un'altra forma di inquinamento acustico, come già ce ne sono altre e tutte soggette a proibizione? Diamoci dunque da fare, con esposti e denunce, perché ciò non dilaghi, dato che la tentazione per i committenti di intraprendere nuove escogitazioni del genere è certamente assai forte.

C'è già infatti un crescendo che più fastidioso di così per i nostri timpani non può essere il quale avviene per via telefonica. Dove non si presentano più neanche le voci di cottimisti recitanti pistolotti e censendoti con domande, i quali se non gli rispondi come da manuale si imbranano subito. Ne avevo parlato in questa rubrica tempo fa. Adesso succede invece (e dò anche in questo caso una testimonianza personale) che alzo il ricevitore allo squillo e subito una voce registrata mi strilla un entusiastico «Ehilà» per poi dirmi (può una voce allegramente caracollare? ho scoperto di sì, come se si fosse al circo) che il prodotto Taldeitali fa un concorso a premi e allora per sapere se hai vinto il più importante devi pigiare 1 o se no pigia 2 o altrimenti... ma a questo punto tu, che con un disco non ti senti proprio di dialogare e non intendi pigiare niente, hai già sbattuto giù il telefono profferendo cose che tanto lui, appunto essendo un disco, sentire non può. E torno sull'incitante concetto di prima: mettiamo nero su bianco esposti e denunce perché questo è un reato e si chiama violazione di domicilio. Non ci sono neanche indagini da fare come per le intercettazioni abusive per le quali la Telecom è per ora sotto scopa. Questi qua invece si dichiarano giocondamente alla luce del sole. Perché dunque non perseguirli, dato che non è per questi pirateschi arrembaggi che si paga il canone? Ben vengano allora provvedimenti anche in questo campo.

Il mondo delle comunicazioni ha un senso se è al servizio dei cittadini, se viene invece usato per perseguitarli esso si stranìa nel peggiore dei modi. Già non serve affiggere targhe ai portoni per avvertire che nello stabile non si gradisce ricevere pubblicità dentro le caselle postali, che sono destinate alla corrispondenza: esse si riempiono lo stesso quotidianamente di carta colorata fino ad intasarsi. E anche questa è maleducazione, prepotenza, pirateria, violazione di domicilio. Le campagne elettorali, badate, finiscono sempre col seguire le tecniche della pubblicità commerciale e pertanto, prima di alzare il microfono pensando alla fidanzata ma sentendosi poi stuprare invece l'orecchio dalla voce trombettiera di Berlusconi o da quella bofonchiante di Prodi, esigiamo che vengano varate rigorose normative di divieto. Per tutti loro ci basta infatti quel che ne sappiamo già. E anche la pubblicità prosegua il suo trasferimento in Internet, dove almeno quello che trovo son io che me lo cerco e nessuno mi prende alla sprovvista. Se no al telefono che ha il numero sull'elenco son tentato di non rispondere più. Ma tanto so che tra poco - vi sembra una cosa davvero impossibile? - potremmo finir col trovarcela anche sulle copertine dei quaderni di scuola che vendono nelle cartolerie. Vi pare che Nike o Adidas, per dire, non ci abbiano già fatto pensierini?