Oggi parliamo di «crimini antropologici». Crimini veri e propri contro la società, ma li definisco antropologici in quanto mirati sull'individuo e sull'individuo esercitanti i loro effetti. Individui che sono massa. Possono essere colposi nella gestione del loro apparato materiale, ma sono certo cinicamente volitivi, in quanto costituenti business purissimo e fine a sè stante, nella loro ideazione promozionale. E ne scrivo qui esclusivamente perché c'entrano i media. Ce n'è di diversi tipi e qualità (come i due stroncati anche se a gran fatica, a causa dei forti interessi coinvolti e di ignoranza collettiva, del DDT e dell'amianto) ma io mi accontenterò di due esempi che investono l'attualità.
Parlo per primo di quello contenuto in una lettera trovata ieri nella casella della posta. Su carta intestata «Il Presidente del Consiglio dei Ministri» e firmata Silvio Berlusconi mi si annuncia (e con me a milioni di altri destinatari, spese di stampa e di spedizione a carico del contribuente) una sua nuova riforma: la «riforma digitale», tesa anch'essa come le altre che per patria carità non elenco a quella che a suo dire è opera di «ammodernamento del Paese». Premesso il vanto d'avere il suo governo allargato l'accesso degli italiani in Internet (anche questo merito suo, oh Madonna?), e che il nostro è l'unico Paese europeo (meno male) ad averla promossa, proclama questa la seconda grande «alfabetizzazione» dell'uomo - la prima, come si sa era impressa sulle argille sumeriche, ma sarebbe la terza se, come giusto, contassimo anche la gütemberghiana mobilità dei caratteri - e spiega di che si tratta.
Si tratta: a) della collocazione a tappeto di un computer su ciascun banco delle scuole elementari italiane; b) di un finanziamento statale che agevoli, facendolo a ciascuna famiglia costar meno, l'acquisto di un computer, poiché il bambino ne vorrà poi uno suo anche in casa. Io che conosco, come la conoscono in tanti, la fatica che costa a genitori e nonni evitare che i piccoli eccedano nel tempo trascorribile davanti a un video rimango davvero strabiliato, anche se dovrei dire inorridito. E che sono diventato, un antimodernista? Un seguace di Ned Ludd? Un regredente alla manoscrittura? Ma io non mi sento proprio così, io che senza computer ormai non potrei neppure far bene il mio lavoro... La questione è un'altra.
Non discuto degli adolescenti, che già san fare digitando più cose di me, ma dei bambini che l'uscente (e speriamo che uscita resti) ministro Moratti vuole adesso già scolari a 5 e non più a 6 anni. Agli adolescenti si regala anche il motorino, che sarà pericoloso ma si suppone abbiano già capacità e riflessi per saperlo guidare. Anche il computer può essere per qualche verso pericoloso, e non lo è sapendolo governare, ma a chi sia in età così infantile può fungere proprio da vero e proprio killer fisiologico. Per due motivi. Il primo è che a quell'età l'apparato oculare umano non è ancora definitivamente formato, lo sarà solo con la crescita, e scolasticamente esporlo a lettura/approccio di scrittura su uno sfondo luminescente e non come sempre sin qui opaco costituisce un sicuro danno. Che moltiplicherà peraltro i guadagni di medici oculisti, tecnici optometristi e fabbricanti di lenti e montature (ormai non più solo "appendini" ma accessori di look).
Il secondo gravissimo attentato è compiuto contro il loro cervello. In palestra ce li mandiamo, no?, per allenare e tener tonificati i loro muscoli. E non meritano altrettanto addestramento anche i loro neuroni? Da sempre l'apprendimento di ogni processo logico proviene dall'assimilazione del rapporto causa/effetto in natura e delle interrelazioni numeriche a scuola. Quale miglior esercizio iniziale di movimentazione della materia grigia che imparare i meccanismi delle quattro operazioni aritmetiche? Se hai sul banco una calcolatrice (non te lo daranno, vero?, un computer privo di questa funzione) ed è di quella che devi introiettare l'uso, potresti avere qualunque risultato senza minimamante conoscere come vi si perviene. Ed abituarti così. E' davvero un vantaggio?
Diminuire la fatica di apprendere, in un'èra mentale in cui è proprio quella fatica che "costruisce" i meccanismi del proprio pensiero, non può che portare a una generazione la quale da adulta possiederà un pensiero semplificato. Produttore a sua volta di una cultura più schematica e a maglie più rarefatte. Il che renderà pericolosissimo gestire la propria vita, e quella altrui, in un mondo, e in una società, invece molto più problematicamente complessi che nel passato. No, l'informatica rientra in quelle categorie (come l'esercizio del diritto di voto, la patente automobilistica o il porto d'armi) nelle quali essere introdotti in uno “stadio successivo" della vita. Non si può arrivare al computer senza aver prima giocato (giocato?) a lungo anche a scuola con i mattoncini del Lego e con matite e colori. Ma questa, che è psicopedagogìa, viene invece soppiantata appunto dal business. C'è una pressione fortissima sulla pubblica amministrazione, e in particolare sul ministero dell'istruzione, da parte dei costruttori e venditori di prodotti elettronici, per aggiudicarsi queste succulente commesse, e figuratevi se abbiamo una cosiddetta "classe dirigente" capace di resisterle. Eppure abbiamo già sperimentato due potenti riduttori del pensiero nei videogiochi e - da quando non servono più solo per telefonare - nei cellulari.
Ma avevo iniziato promettendo due esempi. Con questo secondo mi sbrigherò più in breve. Da quando il signor Ronald McDonald ha avuto la trovata di allestire cibarie con lo stesso sistema a catena seriale con cui si fabbricano le automobili e, supportato dai media, ha invaso i cinque continenti con i suoi fast-foods meccanizzati dov'è così comodo il mangiar veloce senza sporcare la cucina di casa e dove il più cospicuo target sono bambini, un altro crimine antropologico è in corso. Da una quarantina di Paesi del pianeta, e proprio quelli a più alto indice denutrizionale proprio, reso crudelmente tale anche per questo motivo, si esportano in esorbitante quantità prodotti agricoli a basso prezzo (cereali, soia), da trasformare in mangime per mandrie di bovini sudamericani che diventeranno ogni anno 21 milioni di tonnellate di carne a loro volta esportate per venir tritate in varie centrali del mondo e diventare hamburger McDonald. Un giornalista-regista americano, Morgan Spurlock, ha appena realizzato una horror-inchiesta nel corso della quale ha sottoposto se stesso a nutrirsi per 30 giorni esclusivamente nei MacDonald. Risultato sanissimo a un preliminare check-up, l'ha rifatto subito dopo trovandosi malconcio e bisognoso di cure: danni al fegato, eccessi glicemici e di colesterolo, acido urico alle stelle, emicranie e calo della libido.
Oltre a quegli hamburger collosi aveva mangiato solo (puàh) le famose crocchette ottenute triiturando polli interi disossati tranne zampe, interiora e teste e le famigerate patatine serialmente fritte con procedure automatiche; e bevuto solo Cocacola. Fra queste materie prime e il tipo d'olio e grassi usati per cottura (anche le foglie d'insalata son lì trattate con diversi prodotti chimici per mantenere "freschezza") il nostro coraggioso - auguri di guarigione con bistecche vere, vino, e frutta di stagione - è andato insomma fisicamente k.o. Pensiamo allora agli otto/dodicenni di oggi che da McDonald s'ingozzano 3/4 volte alla settimana e pensiamoli al loro stato epatico eccetera di quando saranno adulti. Viene da urlare e da organizzare manifestazioni, da accedere ai tribunali. Ma chi avrà il coraggio di farlo? E di resistere ai propri figli attratti dai festoni colorati, i pagliaccetti, le musichette e le uniformi di quei luoghi di gastronomica tortura? Ah, il quotidiano uovo di giornata sbattuto con lo zucchero delle mie merendine di bimbo e di ragazzo, che ha mantenuto perfetta sino agli attuali elevati ...anta la mia digestione!
Questi dati sulla Macdonald da me usati - corretto che ne indichi la fonte - sono estratti da una ricerca fatta da un mio studente di Comunicazione di Massa per una tesina, che ne contiene una montagna uno più impressionante dell'altro. Vorremmo per piacere un po' tutti porre un po' più d'attenzione a questi due temi appena esposti, e che vedono invece così distratti legislatori e governanti del nostro Paese? Per non parlare degli «educatori», specie in via di estinzione...