Eh, davvero tanta, e sempre di più. Uno di questi magazines d'informazione per immagini che vanno per la maggiore vi ha dedicato questa settimana addirittura una sezione-dossier, ma non per analizzare, ovviamente, bensì a scopo di attrazione. E quando l'erotismo diventa consumo ecco che ha negato se stesso. Così come quando esso si fa grimaldello per giungere ai fini più diversi (è il caso della pubblicità) passa dall'essere proiettata manifestazione di sé oppure rapporto bidirezionale ad essere invece strumento subalterno - e quindi unidirezionale, poiché il "ritorno" sbocca altrove - per conto terzi. L'erotismo è un verso mentale ed è un linguaggio, così come lo è, per dire, l'ironia, oppure l'aulicità. Come verso mentale conduce alla sfera della creazione intellettuale, talvolta della poesia, e spesso, nel contempo, dello scambio offerente; come linguaggio resta evocatore ma può anche essere, ed è il caso più comune, semplice procedura "di servizio", così come si usa un cavatappi per liberare il vino dal turacciolo. In principio era una forza trascendente: Eros era infatti il dio dell'amore, fondente il concetto di bellezza cui presiedeva sua madre Afrodite/Venere con quello della forza di cui era titolare il padre Ares/Marte (molti lo confondono alla greca con Ermes, ma Ermes per i latini era Mercurio, ministro divino delle comunicazioni e del commercio); e siccome il piede che ha preso ora è invece sempre più fortemente impiantato appunto in area commerciale, banalizzandosi e diventando altro, può ben far malignare qualcuno su un emergere di cromosomi extraconiugali, in quell'Olimpo che sappiamo essere stato abbastanza largo di manica. Bene, allora oggi parliamo un po' di questo, dato che comunicazione di massa è a buon diritto melanconicamente diventato anch'esso.



L'erotismo come comunicazione amorosa ha più a che fare con l'impero dei sensi che con la platonicità petrarchesca. (Per quanto fra verso e verso, sotto sotto, il Francesco...). Appartiene infatti a Platone il concetto per cui Eros, avendo preso più dalla madre che dal padre, invitasse alla contemplazione della bellezza ideale e basta lì. Ci volle molto tempo per arrivare a Freud, che l'erotismo lo collegò invece con gli impulsi liberatori attinenti la sfera sessuale. In mezzo c'erano state d'epoca in epoca più correnti nominabili come libertine, e se l'inventore della psicoanalisi mise Eros i contrapposizione con Thànatos, ossìa la morte, questi due termini invece proprio si fondono in alcuni classici di quell'area che possono sì personificarsi nella tipologìa Tristano/Isotta ma anche trovar riferimento molto forte in un testo come «Les liasons dangereux» e ancor più nel famoso «Gamiani» attribuito a De Musset, in cui top orgasmatico ed esalazione dell'ultimo respiro vanno proprio a coincidere nella più esagerata delle trasgressioni e nel più macabro dei perfezionismi.

L'erotismo inteso in modo, come dire, più correct, sia amoroso che anche solo fisicamente sensuale - e restando in ogni caso attinente all'accezione dell'amore che include la carnalità - non ha naturalmente bisogno d'essere così esasperato. La maniacalità non gli si addice proprio ed anzi esso è in sé, quando è autentico, molto più sottile ed elegante, e per concretarsi non gli è necessaria ostentazione, bastandogli spesso anche solo metafora ed allusione. Quello che in genere prevale adesso è ad ogni modo l'erotismo visual, collocato nel design della moda e nelle sceneggiature delle opere filmate, e anche nelle copertine stampate e in immagini fotografiche; ma esso può essere pure solo vocale (la Garbo e la Dietrich usavano per esprimerlo più il timbro laringeo che i rispettivi corpi) oppure tàttile o addirittura olfattivo (dagli afrori naturali agli ingredienti appositamente pensati per lo Chanel n° 5), e allora è interpersonale e privato e in maggior misura delicato e sensibile. A prevalere attualmente sono però delle sue forme particolari che potremmo classificare come ostentatrici, o ludiche, o da utensilerìa di mercato, o semplicemente attinenti il costume (e qui ci sono due o tre sottoclassi). Guardiamole da vicino una alla volta, passando così all'infiltrazione più capillare dell'erotismo nella nostra vita proprio come fenomeno mediatico

L'ostentazione erotica passa soprattutto attraverso i mass-media. Non c'è magazine che non sbatta con gran frequenza il nudo o seminudo (femminile) esposti a colori in sottotestata, e una volta all'anno anche in integrale formato maxi nei calendari-gadget. Perché? Non certo con lo stesso spirito con cui denudava Rembrandt le sue modelle, esponendo la sensualità come valore sublimante. Ma per dire invece «Comprami» e fornire passatempo appetibile e coccolante l'occhio maschile, e insieme prototipi corporei dal vivo all'emulazione attentissima di chi, ma non solo perché intende laurearsi velina o valletta ma anche per piacere al proprio uomo oppure trovarne uno, si applica a modellare corporeamente s su quella campionatura messa sotto i riflettori (si sa quanto è in progress la chirurgìa estetica). Parallelamente, la fiction cinematografica e televisiva moltiplica le sequenze la cui location è nel letto a due piazze e nella stanza da bagno. Non in chiave porno (tranne Tinto Brass ed epigoni) ma tenendo alta un'ipocrita presunzione di naturalezza. Purtroppo, essendo le posizioni assumibili e le pratiche gestuali sempre quel piccolo numero, classico e quasi regolamentare, il risultato è pratcamente quello di tutti i prodotti in serie e alla fine pure stufa, ma non i cultori più fan e coloro che per qualche motivo anche pro tempore sono costretti ad accontentarsi del virtuale in sostituzione del reale.

E l'erotismo ludico? Eccone un esempio a tre livelli. C'è una formula che si chiama body-art (si può praticarla anche nell'intimità duale con allegria oppure con tenerezza) e nella quale non c'entrano per nulla tattoo e piercing, in quanto non removibili i primi e soltanto lasciando cicatrice i secondi. Body-art va più vicino al taglio, al look e ai cromatismi dei capelli, solo che investe la struttura anatomica intera. O spalmandovi sopra colori con le dita o ricorrendo con più finezza ai pennelli. Supporto essendone sia corpi femminili che maschili. Tracce colorate sottolineano decorative in questo caso la volumetria di seni o glutei o l'inarco della schiena di fra le scapole verso l'in giù, e/o la modulazione dell'area ventro-inguinale. Con geometrie astratte ovvero florealmente o con diversità di valenze simboliche che possono andare dal buffo al molto aggressivo. Ma questo è quello definibile, come ho detto, di primo livello. Il secondo - anch'esso oggetto pure di gare e concorsi - può essere basato su mono o bicromatismi. Un corpo nudo interamente blu può rimandare a sembianze aliene o anche assumerle con l'applicazione p.es. di una flessuosa coda posticcia. Così come la geometria che suddivida longitudinalmente con completezza antero-posteriore tronco e membra in giallo e in verde, o bianco e grigio, può risultare sia clownesca che suggestivamente temibile ove postillata da tòcchi di rosso nel primo caso o di celeste nel secondo a risalto d'orbite, ombelico, aureole pettorali. C'è poi un terzo livello, raffinatissimo, per raggiungere la cui desiderata perfezione occorre pazienza di soggetto ed applicazione d'artista anche per una dozzina d'ore. Quello che sul corpo pittura paesaggi, nature morte o scene intere con personaggi come fosse tela, usando le rilevanze e le infossature della sua struttura come "effetti" tridimensionali. E quello che sul corpo dipinge accuratamente gli indumenti, con meticolosa cura di particolari anche minimi come le cuciture o i disegni di una cravatta, sino a farlo tornare, ed è il massimo, come interamente vestito. Si può andare dal costume da bagno (ma allora occorreranno colori scuri che riescano a mimetizzare particolarità anatomiche ) alla tuta attillata, al completo casual, allo smoking. Rendendo il tutto talmente realistico che una signora può anche entrare in un bar o salire su un un autobus (ma questo serve solo perché un apposito operatore scatti delle foto o filmi) senza che nessuno si accorga che in realtà è completamente nuda. Ci si accorge di questo solo dopo un po', naturalmente, e l'effetto erotico allora è fulminante, dopo che l'occhio si sia fatto attento esploratore.

Dopo la sua variante ludica, ecco l'erotismo come utensileria di mercato, presente sulla scena in quantità e modi con evidenza infinitamente più massicci e oramai quasi persecutori. Auspici e registi la moda, la pubblicità e il design. Ma anche, se vogliamo, altri vettori come la sempre più pervasiva disinvoltura lessicale ed il fumetto negli stadi più recenti cui è pervenuto sia sul versante realistico che su quello fantasy. Liquido in poche parole le performances degli stilisti in materia di abbigliamento perché la moda tornerà in taglio quando, più avanti, arriveremo a certe generalizzzioni di costume. Le sfilate dedicate al prêt-à-porter denudano sempre più spesso uno o due seni, o li esibiscono in trasparente, o trasferiscono il decolleté alle natiche (o esaltano come di più in questi tempi il sexy maschile) non tanto per vendere capi ancora troppo audaci per essere correnti al chiuso quanto il topless in spiaggia - che erotico non è più - quanto invece per costituire segnale attrattivo futuribile e comunque richiamo spettacolare delle singole griffes nei servizi che sui defilés pubblicheranno i rotocalchi. Si può al passo coi tempi essere più sfacciati nel campo della lingerie perché la valenza degli indumenti intimi è per lo più destinata al privatissimo. E' come con le matite, insomma: quando si sono consumate troppo bisogna rifar loro la punta. In pubblicità (pagina di magazine o spot televisivo) l'erotismo fa invece la parte del prezzemolo ed è l'esca più adoperata. Ovvia in cosmetica, fitness, prodotti da usare per igiene e lavacri, e installazioni per stanze da bagno, quasi inevitabile in profumeria, facilissima da applicare per transfert agli alimentari più normalmente slurp (dolciumi e gelati) ed agli alcoolici. (Più improbabile per un tagliaerbe da giardino o per dei cristalli antitarme, c'è comunque chi ci prova anche per questi). Perfino il design applicato all'oggettistica e agli attrezzini domestici, sia solo guardabile o anche impugnabile, è spesso caratterizzato come gancio erotico, dalle curve di una carrozzeria alla foggia d'un manico a una forma in sè, tipo un depilatore elettrico o un tubo di rossetto. Per non parlare di packaging, come scatole intenzionalmente conformate o particolare volumetria di bottigliette.

La correntezza attuale dell'erotismo mediatico o dai media indotto sul piano del costume, può riferirsi a un target oppure non essere mirata affatto ma avere un valore di semplice affermazione di sé come eliminazione di tabù. Hanno un target i fumetti, ed è articolato in due varianti. Una punta sul hard-wear delle eroine (consideriamo fumetto anche il «Tomb Raider» di Angioline Jolie) che comincia dai reggiseni a concavo disco metallico e dalle fluttuanti maxigonne di velo della Dale di Flash Gordon anni Trenta e finisce con gli improbabili vestimenti (iperattillate tute mono o duepezzi di supereroine o minicorazze più da atélier che da guerra accompagnanti fantasiose armi bianche in dotazione a protagoniste formosissime di storie ambientate in mondi selvaggi oppure fantascientificamente alieni). L'altra è invece d'autore e contiene le sapienti discinzioni e gli integrali nudi femminili di Manara, Crepax, Eleuteri Serpieri, Giardino, le cui tavole disegnate ne han fatto altrettanti maîtres-à-penser dell'erotismo sul mercato mondiale, facendo cadere anche i precedenti divieti alla mostrabilità genitale e dei relativi atti. Così come la genitalità ha fatto irruzione anche nel lessico parlato, specie giovanile, ma con funzione, all'inverso, di costituire un desacralizzante e perfino diseccitante codice terminologico. Come una sorta di operazione di pulizia sdoganatrice. Altri sdoganamenti sono avvenuti, e stanno allargandosi, nel campo del costume, e - a differenza che per il linguaggo verbale - qui innocenza e malizia sono invece mischiate e lanciano messaggi sia nolentemente che volutamente erotici. Riguardano soprattutto la parte meridionale del corpo femminile e presuppongono snellezza. La visibilità ombelicale era stata solo l'inizio, tendendo ora vieppiù le magliette non soltanto a superare la vita ma a raggiungere con l'orlo inferiore l'ultima coppia di costole, e tendendo le cinture a scendere a loro volta verso il basso. L'esigenza primaria è quella di svelare i fregi ormai diffusissimi tatuati nell'area bassodorsale e renale e rasentante i glutei, ma ne è conseguenza automatica sul davanti l'uscire sempre più allo scoperto delle sporgenze laterali delle ossa superiori del bacino e del primo convergente avvio verso il pube dei solchi inguinali. Non è impudicizia, intendiamoci, nè cosciente né incosciente, ma simbolismo erotico sì, come un tempo si avvertiva nella esposizione ascellare, divenuta minore per successivamente invalsa depilazione locale. Ed è indotto dai media, questo look, venuto a sostituire con maggiore apparente modestia le sempre più quasi obbligatoriamente vetrinate, in scarsità di sovrapposti tessuti, esuberanze mammarie delle festivaliere "assistenti al soglio" sanremesi (Herzigova, Sastre, Belvedere) o di una pattuglia di testa di conduttrici tv, (Parietti, Venier, Clerici, Ventura). Sostituzione di anatomici messaggi con altri per input di accortamente strategica traslocazione d'area, o reazione di output del tipo «Basta tette, preferisco farmi guardare altro, che produce piacer pure ma è meno impegnativo (e mi dà più libertà di muovermi)»., la meno rigida, Cosa comunque di cui io come osservatore non sono mica del tutto certo.

Si può in conclusione riassumendo dire che la comunicazione viaggiante su canale erotico che le fa da medium:
a) non è necessariamente erotica di per sé e/o come finalizzazione; può anche solo significare «Compra questa moto» o «Succhia questo gelatino» o «Abbònati a questo servizio»;
b) quando invece lo è, riconduce in perfetta coincidenza al significato originario del discusso assioma di McLuhan «Il mezzo è il messaggio»;
c) nel caso a) (definiamolo FREDDO) l'erotismo è insieme: 1) mezzo agganciante basato su calcolo di marketing; 2) strumento pubblico; nel caso b) (definiamolo CALDO) l'erotismo è insieme: 1) manifestazione di sè provocatrice di feedback del tutto corrispondente; 2) scambio interpersonale di natura squisitamente privata.
E' assolutamente chiaro che b) qualifica qualcosa di essenziale alla natura umana ed a) lo traduce invece in sovrastruttura artificiale. Ma alla proposta di detto schema sulla comunicazione serventesi di vettore erotico possiamo aggiungere un quarto punto, che sarebbe questo:
d) La comunicazione di natura erotica, immobile o gestualizzata, è sempre emanazione di un'aura individuale, anche qualora sia diretta a una pluralità di soggetti presenti (vedi le costumanze d'abbigliamento di cui s'è appena discusso), ma quando essa sia collettiva e assuma l'aspetto di un'uniforme ne muta l'effetto, si banalizza e cessa di colpire.

Un corollario conseguente? Se c'è non può essere che questo: l'omologazione distrugge ogni carica erotica. E a fornirne dimostrazione largamente esemplificativa basta un po' di documentazione giornalistica dalla quale si ricava con molta nettezza che il nudo, sia immobile che gestualizzato, non è erotico di per sé. Accostiamo due foto famose e frontali entrambe: la ragazzina vietnamita scottata dal napalm americano che corre senza nulla indosso e assolutamente nulla d'intimo nascondere di sè su una strada assieme ad altri fuggiaschi tutti laceri; e l'altra ragazza che si erge tutta nuda e festosa a braccia alzate sovrastando un gruppo con chitarre e fiori durante l'epocale raduno hippy all'isola di Wight. La prima non ha nulla di erotico, essendo solo icona di tragedia, la seconda invece sì perché simbolo libertario spiccante fra altre figure vestite che la reggono. (Concettualmente potremmo anche avvicinarla a una delle versioni, la meno rigida, della «Nuda Verità» di Klimt). Proviamo a passare a una fotografia panoramica di un popolatissimo campo nudista ed ecco che l'erotismo sparisce di nuovo. Mettiamoci davanti altre clamorose foto in cui la nudità è assunta come forma di protesta (c'è un corteo mistosesso con striscioni e cartelli che sfila in una piazza senza che fra tutti compaia neanche un filo di mutanda, e un'altra con decine di uomini e donne ignudi in bicicletta che contesta i guai e le puzze del traffico motorizzato urbano) e proprio non ne proviene ombra di emozione erotica - come sarebbe se di Eve cicliste ne pedalasse in pubblico invece una sola, tipo Lady Godiva - in quanto si tratta in questa manifestazione collettiva solo di un espediente per attrarre attenzione su un fatto di malagestione, politica o amministrativa. Che da un lato tramite la nudità sottolinea con enfasi una forza protestataria eccezionalmente trasgrediente, ma dall'altro questa stessa nudità minimizza perché la trascina proprio per numerosità nell'anonimato.

E la politica, ne usa di canali erotici come richiamo? Ma no, non scherziamo. Quella punta - tutta, ex destra ed ex sinistra - su elettorato cosiddetto benpensante e non si sognerebbe mai di turbarlo. Eppure un episodio c'è, da ricordare: quando i radicali di Marco Pannella riuscirono a far eleggere deputato Ilona Staller, detta Cicciolina, professione pornostar, la quale si faceva applaudire ruotando il busto a seni denudati davanti al portone di Montecitorio, ma poi dentro si è portata bene partecipando anche a progetti legislativi. Dopodiché non resta che il Carnevale. Ma quello popolarissimo di Viareggio non è come quello di Rio de Janeiro. Il nostrano fa sfilare carri improntati a comicità, che sfottono Berlusconi e Bossi, e il brasiliano fa invece ondeggiare a ritmo di samba sederi nudi e corpi femminili che fanno solo da asta sinuosa a gonfaloni di lunghissime piume. Anche in esso l'apparente prepotenza del coefficente erotico viene sopraffatta, stavolta dall'allegria e dalla musica. Dategli tempo e arriverà anche da noi. C'è gran probabilità di motivi per ritenere che più d'uno sponsor di naso fino potrebbe spuntare. Anche se poi non gli riuscirà di trovare tanti posti dove applicare tutte le etichette che si schierano sulla tuta di Shumacher. Ma di sicuro qualche espediente alternativo (povero Eros...) sarà inventato.