Stampa
Categoria: Secolo postmoderno

Diceva Danilo Dolci, sociologo scomparso: «Anche se ti sparo comunico con te: quel che ti trasferisco è in questo caso il proiettile». Un colloquio così può non solo ricevere in cambio il voluto segnale di "fuori gioco" consistente in un ultimo respiro, ma - sostituendo alla pistola altro e sempre mortale strumento - protrarsi anche abbastanza a lungo pur se con gratificazione tutt'altro che reciproca. E sostituirsi in tal modo a un dialogo se no anche fin troppo sintetico.

I media americani sono stati recentemente prodighi d'immagini sull'applicazione di vario genere di torture a prigionieri iraqeni in mano a componenti delle forze armate americane in atto occupanti quel Paese. I soggetti sono generalmente del tutto nudi e compaiono talvolta incappucciati e talvolta no. In qualche caso si tratta di elettrodi applicati al corpo e basta un interruttore perché vi si scarichi ampio voltaggio di corrente elettrica provocando sussulti di dolore. In qualche altro, o forse negli stessi, ma previamente, è una soldatessa o graduata Usa in uniforme a tenere l'uomo nudo a guinzaglio strattonandogli il collo e mettendogli i piedi sopra. La tortura in quest'ultima fattispecie consiste nella pubblica umiliazione di una persona che, trattandosi di un mussulmano, è particolarmente sadica perché lo ferisce anche religiosamente.

Durante la guerra dei boxer esponenti di varie forze armate europee, similmente, recidevano ai cinesi prigionieri il "codino", l'allora tradizionale sottile treccia di capelli pendente lungo la schiena, infliggendo così loro la peggiore ed irreversibile delle mortificazioni: la "perdita della faccia". La tecnica delle scariche elettriche, invece, trova il suo documentato top nel collegare il filo elettrico da un lato al generatore e dall'altro agli organi genitali. E quello che si svolge è appunto un dialogo fra gli impulsi che in cadenza ti mando e gli urli di sofferenza con cui tu mi rispondi. I morti censiti dall'inchiesta in corso sarebbero ventiquattro. Presunti o potenziali kamikaze? Anche in caso - ma è dubbio - affermativo, se i torturatori si fossero sentiti di giocare alla pari coi metodi di questi avrebbero dovuto applicare in contemporanea un elettrodo pure a se stessi.

Se se ne parla qui, intendiamoci, è perché l'evento è mediatico e quindi rientra in tipologìa pertinente ai fenomeni che in questa sede di rubrica s'espongono e si studiano programmaticamente. Ossia di queste procedure criminosamente vili si sussurrava anche prima, né sono ahimè nuove (anche fra le truppe italiane negli anni scorsi in Somalia si verificarono episodi del genere, un magazine documentò fotograficamente l'inserzione dell'apice di un lanciarazzi da spalla nella vagina di una donna somala denudata fra lazzi di commilitoni e qualcuno, pare, fu punito) ma una notizia davvero esiste, si sa, solo quando viene pubblicata; e questi scoop fotografici sono esplosi in USA - ed è significativo - solo adesso, nel pieno cioè della campagna elettorale nella quale Bush si gioca la rielezione alla presidenza.

L'informazione, sottolineiamolo dunque, talvolta è scudo e talvolta è arma, talvolta fa trionfare e talvolta è patibolo. Lo fu per Nixon. Stavolta lo è per il compromesso onore degli Stati Uniti, o meglio per chi ne sarà riconosciuto responsabile (Bush per esempio lo indica, alzando le mani per farsele interpretare pulite, nel suo Segretario alla Difesa; così come fece con la CIA per il mancato preallarme sulle Twin Towers e per la fasulla denuncia delle armi di distruzione di massa in mano a Saddam). Onore peraltro già pregiudicato, sempre dalla sua amministrazione, dalle ripetute violazioni del diritto internazionale, dallo sprezzo, salvo pentimenti, dell'ONU, dalla teorizzazione, già hitleriana, della "guerra preventiva" sempre a proposito d'Iraq, e dalla negata sottoscrizione degli accordi di Kyoto per infrenare gli scarichi industriali nell'atmosfera a tutela del pianeta e della razza umana, con la dichiarazione strabiliantemente cinica che «ciò sarebbe contrario agli interessi economici degli Stati Uniti».

Fatto è che l'informazione, negli USA, possiede tuttora, e lo difende, un ruolo autonomo dall'Esecutivo. E quando scende in campo al servizio dell'opinione pubblica può essere temibile per qualsiasi governo. Da noi, inversamente, dopo la presa in pugno di altre cabine di guida della Rai giorni fa da parte di Palazzo Chigi, provocando così le dimissioni del suo presidente Lucia Annunziata, può accadere di sentire, in un GR dell'altra mattina (la notizia era su 500 nuovi poliziotti di quartiere) di ascoltare il suo incipit così concepito e prescindente dalla comunicazione preliminare dell'oggetto: "L'intuizione fu del presidente del Consiglio…". E la notizia dopo. Ma che bravo collega! A quale delle fatidiche cinque "W" del cronista questo elemento appartenga non si sa, ma se il resto della nostra campagna elettorale dovrà essere così…