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Categoria: Secolo postmoderno

A fine agosto il termine "postmoderno" è stato giornalisticamente usato ad un proposito assolutamente inedito e non si può dunque fare a meno, penso, di soffermarsi su ciò in una rubrica che questa parola ce l'ha nella sua testatina. "Si tratta - la frase l'ho ascoltata in un telegiornale italiano - del primo matrimonio definibile come postmoderno". Quale matrimonio? E perchè così definito? Il matrimonio è quello del giovane principe ereditario di Norvegia, anche lui di nome Haakon, e la sua innovante qualificazione è dovuta alla persona della sua sposa e futura regina, la signorina Mette-Marit Holby Tjessen, e ad alcune circostanze che hanno accompagnato la marcia di lei verso l'altare e le caratteristiche stesse della cerimonia. Vediamole.

1) Il ruolo sociale di Mette-Marit precedente a quello di fidanzata del prossimo re era quello di cameriera in un pub.

2) Ragazza-madre, ha un figlio, Marius, di 4 anni.

3) Nell'imminenza delle nozze c'è chi ha trovato opportuno far circolare per tutta Oslo delle fotografie di qualche anno prima che la ritraevano sorridente in topless con un bicchiere in una mano ed una sigaretta nell'altra.

4) Un suo ex convivente - non quello da cui ha avuto il figlio - di lei molto più anziano e peraltro a suo tempo denunciato dalla ragazza per atti di violenza, ha fatto sapere di possederne altre ancora più piccanti, scattate durante un rave party, acclusa una cassetta video, e le ha messe in vendita. Si pensa possa averle comprate la Corte.

5) Entrambi questi due suoi passati compagni sono dei pregiudicati per traffico di droga.

In altri tempi, o anche oggi presso altre Case reali, tutto ciò sarebbe stato tempestosamente deflagrante e causa di naufragio nuziale. Non però per la più settentrionale delle monarchie scandinave. Elenchiamo le reazioni.

1) Opinione della Corte: non è solo molto bella ma anche molto intelligente e onesta perchè ha ammesso tutti i suoi errori in modo da meritare siano cancellati al ricordo e comunque Haakon ne è innamorato, lei pure di lui, e questo è quel che conta.

2) Opinione del popolo: è stato effettuato un sondaggio e l'84% dei norvegesi ha espresso apprezzamento per questa ragazza lodandone comportamento e coraggio di fronte a codesti assalti giudicati miserabili.

3) Opinione del primo ministro: un dono alla coppia di 4.503.436 corone, cioè una per ogni suddito secondo le risultanze dell'ultimo censimento.

4) Opinione del Parlamento: donativo alla coppia di una preziosa versione della tradizionale culla lappone, come auspicio alla veloce procreazione di un nuovo erede al trono.

5) Accanto al principe il piccolo Marius è comparso al balcone di Palazzo Reale in braccio alla madre subito dopo lo sposalizio e suo padre era stato invitato personalmente da sua maestà la regina Sonja (neanche lei di sangue reale) alla cerimonia in chiesa.

Due ordini di personali opinioni mi pare di poter aggiungere alla esposizione di questi dieci punti, da essi ricavandoli. Il primo è quello, istintivo e spontaneo, di un confronto con Buckingham Palace. La tranquilla franchezza con cui la famiglia reale di Norvegia affronta, laicamente e senza imbarazzi, e col pieno consenso dei cittadini e delle istituzioni, una vicenda così è positivamente lontano anni-luce dalla matassa di ipocrisie, sordidezze, ricatti e porcherie varie che hanno invece notoriamente allignato in questi decenni nella real casata Hannover. Anche qui è adesso in vista un matrimonio probabile fra un principe ereditario e una fidanzata discussa, ma a conclusione di una interminabile pochade di cui in fondo mezza Inghilterra sghignazza e mezza si disinteressa del tutto. Il trono inglese infatti non conta più nulla, si sa, se non come attrattiva turistica mentre i sovrani scandinavi mantengono rispetto e stima nei loro stati perchè da tempo - la sottolineatura che va fatta è proprio questa - si sono fatti cittadini fra i cittadini.
Il secondo riguarda appunto il concetto di postmodernità e la valenza ad esso attribuibile con riferimento a questo episodio. E ho molti dubbi che il giornalista che ha definito postmoderno il matrimonio di Haakon e Mette-Merit intenda correttamente tale concetto. A quanto m'è sembrato di capire, infatti, egli ha attribuito tale qualità a una serie di elementi che invece mi appaiono molto esteriori (la cameriera che diventerà regina, quel bambino irregolare sul balcone, la disinvoltura con cui sono state accolte forme di disinibizione corporea). Ma la favola di Cenerentola è molto antica, i romanzi di Ettore Malot con loro patetiche integrazioni di bimbi poveri in famiglie ricche addirittura decotti e appunto in Scandinavia la nudità promiscua è stata antesignana (la sauna) proprio come elemento tradizionale di cultura collettiva. Sarebbe come definire postmoderno il fenomeno delle multinazionali, oggi invece soltanto più appariscente aspetto di un capitalismo già datato da Marx. Postmoderna invece sì è la cosiddetta new economy, ma per essa si intende solo lo strumento telematico di cui oggi nel settore ci si avvale. Così proprio come gli architetti definitisi postmoderni sono quelli che avevano variato le possibilità statiche delle costruzioni con l'introduzione di nuovi e prima impensabili materiali.
E tuttavia qualcosa di postmoderno - qualcos'altro da ciò, intendo - in quelle nozze è ravvisabile egualmente: ed è il rifiuto dello scandalo. Dello scandalo moralistico. E' questa che mi pare la cosa davvero saliente. La modernità è stata caratterizzata da un complesso di regole di cui era appunto scandalosa la violazione. Il patriottismo e la ragion di stato in politica, ma anche la solidarietà proletaria; la famiglia al centro di tutto nell'area del costume, ma anche l'emancipazione della donna come portatrice di un diritto civico di suffragio; la pienezza di una libertà creativa nell'arte, ma anche i doveri sociali dell'artista; la scienza e la tecnica al servizio del progresso umano, ma anche obbligate ad essere strumento bellico. A tutte queste regole il postmoderno si oppone, sia nel bene che nel male. Quando scoppia il '68 liberatore delle coscienze e quando, nei decenni successivi, il potere economico comincia a soppiantare invasivamente quello politico/legislativo. Quando cadono prima le apartheid e poi il muro di Berlino e quando la legge del profitto scatena l'aggressione suicida contro l'ecosistema planetario. Sullo sfondo di tutto questo Oslo ci dice da parte sua serenamente che non occorre impeccabilità sessuale per essere buoni cittadini, sposarsi lo stesso in bianco e vedersi persino promessa una corona.