Solo Splinder ne accoglie 750mila e rotti, Tiscali di meno ma neanche questo è un gestore che scherza, in quanto a blog annoverati nel suo indice. Gli altri sono a ruota, e in USA sono ancora più folti. La crescita di questo nuovo strumento di comunicazione è esponenzialmente planetaria. Qualcuno è effimero, qualcuno si radica, i più anziani risalgono a due/tre anni fa. Il grosso ha meno di un anno di vita, ma ogni mese ce ne troviamo per ora, sparsi per l'intero mappamondo, un paio di milioni di titolari singoli in più. E poi ognuno di essi ha i suoi frequentatori abituali e i suoi visitatori occasionali, che sono denunciati da un contatore numerico e costituiscono un moltiplicatore notevolissimo (ce ne sono da 2.000 e più contatti alla settimana, anche se la maggioranza solo legge, senza entrare pure a commentare). Si considerano fra loro una BlogSfera con tanto di orbite satellitari plurime che vanno dal salottino al circoletto al forum e che poi possono incrociarsi o formare galassie separate.
E' un fenomeno meno appariscente della comunicazione via cellulare, con il quale all'orecchio la gente parla camminando per le strade, mentre il blogger è solo nella sua stanza, seduto al computer. Meno appariscente proprio per questo, ma di maggiore importanza in una società mutante quale la presente è, in quanto - a differenza di quello, che è prettamente, pur se in gran parte futilmente, utilitaristico - ha una valenza dotata di contenuti culturali, filosofici, politici, ludici, sentimentali, di esposizione privata o anche misantropici. Monocaratterizzati oppure in mix. Colti oppure banalissimi, raffinati oppure anche volgari, provocatori d'intelligenza oppure solo esibizionisti, spalancanti disinibita privacy oppure appassionatamente missionari. Non va sottovalutato, questo fenomeno. E' anzi quasi obbligatorio tenerne sotto osservazione i trend. E valutarne le possibilità di sviluppo. Prima di doverci sorprendere di quel che esso sarà diventato e di come si sarà configurato a non tanto lontano termine.
Il blog non è un wuwuwù ma si raggiunge, a sapere l'indirizzo - i provider hanno un indice alfabetico - con accatitipì doppio punto e due slash. La sua caratteristica è d'essere un ibrido fra quel che normalmente chiamiamo «sito», come quello che state visitando adesso per leggermi, e quella che va sotto il nome di «chat», dove invece, a passo-e-chiudo, si chiacchiera in due o anche in più, dopo aver accertato che l'altro sia in linea. Lo si può anche chiamare con un campanello o darsi appuntamento per telefono o e-mail. Ma questo lo sapete già tutti, mentre «Cos'è un blog?» ogni tanto me lo sento ancora chiedere. E allora: se io ho un blog (ma non ce l'ho, tranquilli, ho solo un sito che mi fa da archivio e, a differenza d'un blog, non è interattivo) che uso ne faccio? Quando mi va me lo apro e ci scrivo dentro (gergalmente «ci posto», dal sostantivo post) quel che mi pare, mettendolo poi universalmente disponibile online. Un mio pensiero su qualcosa, un'opinione su un accaduto, una mia poesia, o foto, o disegno, un racconto oppure la pagina di oggi del mio diario, o la citazione da un libro, o dò una notizia, oppure ancora pongo un quesito sul quale chiedo risposte.
In calce c'è un link per i commenti. Se clicchi si apre una finestra nella quale chiunque può digitare il commento suo. Parte dei blog lo vuole completato col tuo indirizzo di blogger, o con la tua e-mail se non lo sei, altrimenti non "entri"; parte invece accetta anche anonimi puri e semplici o solo firmati con un nick-name. Questo tuo commento comparirà nel blog istantaneamente e vi rimarrà da tutti leggibile, e insieme agli altri già pervenuti e che perverranno, a tempo indeterminato. Ci sono i blogger che cambiano post ogni due/tre giorni, ed altri che lasciano passare settimane. Ad ogni nuovo post il precedente arretra e poi raggiunge tutti quelli scorsi in un archivio, dove restano tutti cliccabili, commenti compresi, pure all'indietro per anni. Ci sono dei commenti che risultano anche più interessanti del post e che vengono dunque commentati a loro volta, altri constano di una sola battuta, e si possono aprire così, in ogni caso, dibattiti anche prolungati. Qualche volta dando luogo a un botta-e-risposta in tempo reale, qualche volta la risposta facendosi aspettare qualche giorno. E' come con la posta elettronica: o sei lì pronto o il computer lo accendi solo a distanza di tempo e trovi roba accumulata. Trovi anche chi insulta (succede) ma il titolare del blog, se vuole, un commento che gli sembri eccessivo lo può pure cancellare.
Il blog ha questa particolarità allettante. Che, come un sito, lo puoi graficamente arredare a tuo gusto. Dotandolo di fisionomia impaginativa, scegliendo la sua gamma di colori e di font dei caratteri, dandogli uno sfondo scenografico che può andare dal supersobrio al rococò, aggiungendovi carinerie varie e immagini da variare post per post anche semoventi. Se ne può fare insomma la propria stanza, il luogo cattivante dove ricevere per conversare o discutere. Decine o centinaia di ospiti. Altro che chat... Ogni provider, quando si apre presso lui un blog, mette a disposizione un repertorio/catalogo con diverse soluzioni visual fra cui scegliere, ma si può anche prescinderne e far sbizzarrire la propria fantasia nel conferirgli accogliente gradevolezza e stile, aggiungendogli, volendo, pure musica od effetti sonori. C'è anche un conseguente dato da tener presente, dotato di una sua logica preferenziale: che via via procedendo l'espansione dei blog si sta frenando statisticamente in discesa quella, prima più in auge, appunto del medium-chat. I blogger possono anche collegarsi, amicarsi, e, come dire, federarsi, se hanno dei visitatori commentanti in comune. E scambiarsi non solo commenti ma anche post da commentare, o far comparire lo stesso post in due blog diversi che abbiano target diversi come referenti. E ci sono infine anche i bloggers che hanno due o tre blog propri tematicamente differenziati, e i blog che sono gestiti, insieme o turnatamente, da una coppia/tandem o da un collettivo.
Fin qui sono stato descrittivo. Rivolgendomi, anche se a bloggare sono ormai tanti, ai tanti che invece sono ancora, o tali resteranno, a questo fenomeno esterni. Anche se magari però curiosi. Andiamo invece ora ai contenuti. La gamma, come ho già fatto capire all'inizio, è vastissima ed i suoi paletti estremi sono quelli di un indirizzo massimamente generalistico - che produce frequentazioni più vaste ma insieme più eterogenee e può dar talvolta luogo a confusioni impostative e di linguaggio - e quelli di un solipsismo in qualche caso mentalmente onanistico il quale produce per lo più adesione di commenti connotata da grande ed egocentrica astrattezza o produttori di dispersione. Sono tanti, per entrambe queste due categorie, ma fra questi paletti-limite il ventaglio è comunque assai ampio ed assai interessante.
Vi sono per esempio, blog scientifici o di filosofia, o di divulgazione tecnologica, blog di appassionati di fotografia. Vi sono con interlocutori soprattutto giovani, dei diaristi che offrono a pubblica valutazione le loro esperienze sia di comunità che famigliari o privatamente sentimentali, e scambiano così analogìe e differenze del loro status e delle loro anime, delle loro singole inclinazioni e dei rispettivi desideri: l'anonimato e le distanze territoriali consentono margini maggiori di sincerità e costituiscono per un visitatore sociologo o psicologo, che resti solo lettore senza intervenire, un'enorme quantità di materiali che sarebbero altrimenti di meno facile ricerca. Ci sono persino blog che scandiscono le puntate di un romanzo o una serie di quadretti tipo rubrica o le vicende d'un personaggio fisso. C'è sì anche chi discute solo di gastronomia o di sport e chi sull'interlocutore/trice si strofina a parole scambiandosi erotismo, ma c'è anche molto di meglio: dibattito politico, per dire, e addirittura di filosofia teoretica e morale. Ieri sera, in un blog che non nominerò ho discusso a lungo, ad esempio, con vari interlocutori, di come l'Islam non sia, come pare, tutto, ma ci siano anche volontà economiche ed affari, nell'attuale tensione, e gestione di contraccolpi, fra mondo arabo ed Occidente.
Ed ecco che siamo al conclusivo dunque. Questo gran fiume sotterraneo della BlogSfera costituisce un livello comunicativo e un canale di informazioni immenso e non solo supplementare bensì anche decisamente alternativo rispetto a quello ufficiale e di superficie. Ed è una strana contraddizione che un mondo apparentemente sommerso in cui ognuno ha sul volto una mascherina copri-identità (sono pochissimi che firmano col nome e anch'io che uso proprio quello di battesimo ce l'ho che però, per la sua eccezionalità, sembra proprio un nick) risulti alla fin fine più spontaneamente franchi, in quanto essa toglie timidezze e soggezioni e si esercita in una sede che è al coperto da censure, veti e tabù. Verranno dei blog che disporranno di una redazione, ci saranno degli attuali titoli emblematici che si trasformeranno in testate, prenderà piede un'informazione meno prigioniera.
Quanti segnali ci son già, di tutto questo futuribile. Quante possibilità già ci offre in questo modo il computer di controllare e verificare fin dove le apparenze che ci vengono nella nostra giornata offerte coincidano con il proporsi, l'affermarsi, l'esternarsi, lo spogliarsi, il denudarsi volitivo ma anche inconsapevole di cervelli, anime e cuori in cerca di riscontri, quando siedono pensosi e scoperti con occhi al video e dita sulla tastiera. Perché non siedono in quel momento solitari come pare ma in mezzo a un'agorà che sarà sì virtuale ma il mondo lo fotografa lo stesso. I margini di errore ci saranno ad ogni modo inevitabilmente perché anche in blog si può mentire, per narcisismo o altri motivi, ma l'unico grande sbaglio da non commettere, per chi blogga e chi blog osserva, è di separare questo mondo dal mondo fisico, di non connetterli, di non usare queste collettive acquisizioni per riversarle, completandola, in una realtà da cui tuttavia non si può scappare.
Chi usa il blog come fuga da qualcosa che odia e che lo spaventa l'ho pure scoperto che c'è, infatti. Ma il blog ha tuttavia tante risorse in sé da poter esercitare sugli sbocchi della comunicazione umana una mutazione del tutto positivamente rivoluzionaria. Non foss'altro perché è uno strumento alla portata di tutti, esposto per via di tecnologìa elettronica a pubblica ed universale visibilità, con capacità di aggiungere nozioni sulle interiorità individuali altrimenti irraggiungibili. Collegandole, rapportandole, facendone alla fine tesoro. Io ci passeggio un'oretta ogni sera e scopro continenti: sono incredibili le pieghe intime della natura umana, c'è ricchezza sia sottile che ingenua di pensiero sulle cose, con centomila ed anche inaspettati modi di percepirle e recepirle o no, e se non ne facessi oggetto di studio analitico e costruttivo potrei considerarmi, ma non è così, solo un voyeur. Ma il blog non è un buco della serratura bensì la vetrina di un emporio cognitivo universale in cui non rubi niente perché tutto volitivamente ti si dà da parte di adulti consenzienti e anzi stimolanti intervento critico e propositivo su quel che sono e pensano. Persino quando siano un po' scettici o un po' disperati. Perché se lo fossero del tutto un blog non lo farebbero.