Abbiamo visto qualche rubrica fa l'ondata di messaggi in direzione maschile che parte dalle edicole, con i calendari che piacevolizzano di nudità donnesche le pareti di - si presume - scapoli o di bisognosi di promemoria in merito. La postmodernità è anche questo tipo qui di prodotti editoriali. Collegato a un profluvio di testate periodiche che al maschio postmoderno insegnano, per la verità, acqua calda (tipo come regolarsi al primo, secondo, terzo e poi consueto appuntamento, quali scelte afrodisiache per il cibo, dove e come è più garante di successo toccare/carezzare una signora). Vengono massicciamente acquistati, comunque, e questo vuol dire si tratta di forme comunicative godenti di sufficiente feedback. Ma in direzione femminile ce ne sono di messaggi omologhi in partenza da edicola? E come no, anche se non con aggiuntevi inverse proposte fotografiche (a questo ci pensa però un po' dovunque qualche pubblicità) ma sì con torrenti di cose scritte recanti dritte comportamentali coperte da patenti socio, psico e fisio scientifiche.

Ce n'è già tanti di settimanali e mensili destinati all'altra metà del cielo ma è da un po' che è uscito anche un sontuoso patinato che si definisce in testata «il primo femminile di psicologìa». Non ne faccio oggetto di ermeneutica perché mi pare superfluo, ma elenco solo un po' dei suoi titoli di copertina: «Perché donne e uomini a letto si mentono», «La miglior terapia di coppia? Un po' di gelosìa», «Cambia amore, casa, lavoro: imparerai a gioire della vita», «Il corpo parla / Anche il fondoschiena ha il suo carattere», «Sei tu che trascini o ti lasci trascinare?», «Amori proibiti / Le confessioni a luci rosse di donne che sanno osare», «Il coraggio di chiederlo / Caro, non facciamolo così in fretta». «Perché le passioni clandestine sono irresistibili», «Sesso felice / Cosa dire (e non dire) mentre si fa l'amore», «Perché gli uomini vengono così in fretta e le donne...?». Eccetera. E sono inchieste o interviste descrittive, articoli di "servizio", rubriche sessuologiche, posta intima con lettrici (confessioni e quesiti, risposte). Contengono consigli che in realtà sono prescrizioni, suggerimenti che in realtà sono direttive. E siccome gli argomenti che tratta e gli stimoli che dà sono in fondo quelli stessi degli altri periodici dello stesso tipo anche se non conclamanti tanta autorevolezza, torno a un discorso generale.

Che non è moralistico, naturalmente, ma solo costatativo. Lo stimolo a non nascondersi dietro ipocrisìe e a non farsi imprigionare da lacci inibitori non può certo essere giudicato negativamente in quanto tale. Quel che va casomai messo in evidenza è che ad ogni modo si tratta di editoria commerciale. Il marketing comprova l'esistenza di una domanda di questo tipo e dunque l'offerta, che è comunque business, arriva. E conferisce assoluzione anche formale a una serie di pensieri, di desideri, di iniziative sulle quali la voglia di togliersi dubbi, specialmente appunto da parte femminile, è forte. E crea mercato. Si tratta di un canale comunicativo bidirezionale dalle intenzioni esattamente opposte - attenzione - a quelle delle testate for men. Queste hanno come proposito l'eccitazione e la prurigine, mentre l'altro comparto ha al contrario, come dire, la rasserenazione come propria chiave primaria. E percepire tutto questo non è neanche difficile, quando si scansi la superficialità.

Cosa se ne può dedurre? Intanto che non sono le forme giuridiche - se ne fa un gran parlare per ora, sotto il profilo legislativo e per contrapposta promozione sia laica che religiosa - a dare tranquillità psicofisiologica (quella cioè che conta) al rapporto uomo-donna perché lo regolano solo amministrativamente. Ed è quindi il piano dei sentimenti e del trasporto quello che più sente bisogno d'accompagnamento. Il che non vuol dire, per esempio, che - come da queste riviste par di ricavare - da quando l'adulterio non è più un reato sia diventato, andando all'estremo opposto, invece un tonico, dato che virtus, per dirla alla latina, continua lo stesso a stare in medium. La società, perfino quella islamica, si sta evolvendo liberisticamente anche se i fondamentalismi di questa trovano simmetria in quelli che continuano a risiedere nella cattolica (non feroci, si sa, come i primi ma comunque intransigenti). Resta che per ora è sempre più in scacco il maschilismo, il quale dimostrano questi stessi esasperati fenomeni editoriali di cui stiamo parlando come stia chiaramente giocando in ruvida e autoconsolatoria difesa. Mentre si manifesta, nonostante qualche scivolone pragmatico, più consapevole di diritti vitali anche appunto in materia di sesso la spinta in avanti che si sta dando il mondo femminile.

Fanno parte di essa anche certe forme di spregiudicatezza rese appariscenti da un fenomeno telematico ancora abbastanza sottovalutato a fronte del potenziale che dimostra, come quello dell'ormai fittissima reticolarità dei blog. Vi si trova, intendiamoci, di tutto, ma noi stiamo adesso seguendo questo filo qui. Basta un nick-name e il privato più intimo può essere offerto pubblicamente, ma con tranquillità di riparo, cercando confronto e dialogo. Anche perché il maschilismo porcaccione ne viene espunto da appositi filtri e restano così le donne, e spesso con humour anche se talvolta con un po' di isteria, a dar vetrina sia ai propri romanticismi che al proprio eros. Raccontando, e ottenendone interattivamente riscontri mai critici ma quasi sempre solidali, non solo le cilecche sessuali del proprio partner pro tempore ma anche le proprie. E relative problematiche abbinate ad aneddotica specifica spirante autenticità. L'interlocutore maschio non ha assolutamente analoga capacità di autoironìa (mica tuttti possono essere Woody Allen), anche se queste performances femminili divertono timorosamente pure lui. E passeggiare ogni tanto fra i blog così come ci si sofferma davanti all'edicola o si va a dare qualche sfogliata in libreria consente anche un'altra osservazione.

Di come cioè sia duplice in campo telematico - a differenza delle e-mail, dello chattare e dello scambio di SMS - il connotato comunicativo dei blog. Da un lato cioè anch'esso privatamente interpersonale, ma dall'altro esibente interessantissima esposizione d'insieme rivolta a massa, offerente vero "spaccato" di costume erga omnes, costituente termometro a cui ciascuno di noi dovrebbe stare molto attento. Oggi che un computer spalancato sull'immenso Web lo possediamo praticamente quasi tutti e che specialmente i giovani (e con più spontaneità di merito e fantasia espositiva le giovani) non posano più pennino, figuriamoci, su cartacee pagine di quadernetto da restare diaristicamente segrete. E anche questa è un po' rivoluzione.